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Mosca oscura Nairobi

L’aggressione della Russia all’Ucraina sta avendo un forte impatto anche sull’industria delle materie plastiche, tra difficoltà produttive e logistiche. Intanto a Nairobi si definisce il futuro del settore.

I fatti di cronaca, dopo l’offensiva lanciata dalla Russia contro l’Ucraina lo scorso 24 febbraio, hanno fatto irruzione anche nell’industria delle materie plastiche.

Per questo abbiamo dedicato un ampio servizio sull’impatto del conflitto e delle sanzioni sul nostro settore, con le prime analisi degli osservatori. Pur trattandosi di un contesto complicato e in evoluzione continua, qualcosa è già possibile dire. La capacità produttiva russa delle principali famiglie polimeriche è da sempre piuttosto limitata, con il risultato di una presenza globale di dimensioni relativamente piccole. Tuttavia, la chiusura di questi canali può provocare problemi di fornitura a livello regionale.

Un ulteriore “argomento nell’argomento” è quello delle “autosanzioni”, cioè di quelle aziende che scelgono di non operare più con la Russia; gli annunci di stop ad attività industriali e commerciali, soprattutto da parte di gruppi internazionali, si sono susseguiti rapidamente nelle scorse settimane.

Sul ruolo della Cina e sulle decisioni del governo di Pechino si stanno spendendo molte parole. È certo che l’Asia potrebbe diventare un’alternativa per la vendita della produzione russa, tramite i più agibili trasporti interni via terra, ma questo cambio di direzione potrebbe non essere esente da difficoltà a causa del blocco internazionale del sistema dei pagamenti. La logistica, già difficoltosa dopo lo scoppio della pandemia due anni fa, resta fortemente problematica, per costi e praticabilità. Il blocco del Mar Nero e la necessità di rivedere i percorsi stradali aggiungono un ulteriore grado di difficoltà.

In un contesto così drammatico, rischiano di passare in secondo piano i risultati dell’assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEA 5.2), che si è svolta all’inizio di marzo a Nairobi. L’elemento fondamentale è la risoluzione “End Plastic Pollution: Towards an international legally binding instrument” il cui obiettivo è giungere, entro il 2024, a un accordo internazionale legalmente vincolante per la gestione dell’intero ciclo di vita delle plastiche.

Siamo solo alle prime mosse, ma è indispensabile che le aziende del settore, attraverso le associazioni di rappresentanza, non si facciano trovare impreparate ad una scadenza così ravvicinata ma che anzi svolgano da subito un ruolo da protagonista in un percorso che può condizionarne la sopravvivenza.

a cura di Paolo Spinelli