News

Riciclo chimico: la chiave per il futuro della plastica in Germania

La Germania è di fronte a una grande sfida: aumentare il tasso di riciclo dei rifiuti plastici e ridurre la dipendenza dalle risorse fossili. Una nuova analisi di Conversio Market & Strategy GmbH, commissionata da BKV GmbH con il supporto di Plastics Europe Deutschland e VCI, evidenzia come il riciclo chimico delle materie plastiche possa diventare un pilastro strategico per la transizione verso un’economia circolare e la decarbonizzazione della produzione di plastica.

Perché il riciclo chimico è indispensabile

Oggi oltre l’80% dei polimeri trasformati in Germania proviene da fonti fossili. Le alternative – biomassa e cattura di CO₂ – presentano limiti strutturali: la biomassa è scarsa e la cattura di CO₂ è altamente energivora. Il riciclo, invece, offre un potenziale enorme, ma il riciclo meccanico non è sufficiente per trattare flussi complessi e contaminati. Qui entra in gioco il riciclo chimico, che consente di decomporre i polimeri in monomeri o oli, riutilizzabili nella produzione di nuovi materiali e sostituendo parzialmente le materie prime fossili.

Un ruolo ancora marginale

Nel 2023, il recupero materiale dei rifiuti plastici post-consumo è stato dominato dal riciclo meccanico, che ha trattato 2,44 milioni di tonnellate, pari al 98,4% del totale. Il riciclo chimico, invece, ha gestito appena 10.000 tonnellate, cioè lo 0,4%, lo stesso peso del riciclo fisico. Numeri che mostrano quanto questa tecnologia sia ancora agli inizi.

La situazione attuale del riciclo chimico in Germania

Secondo la nuova analisi di Conversio, nel 2024 la capacità installata di riciclo chimico in Germania era di 30.200 tonnellate all’anno, contro le oltre 2,4 milioni di tonnellate del riciclo meccanico. La tecnologia più sviluppata è la pirolisi, che da sola rappresenta quasi tutta la capacità: circa 29.700 tonnellate, grazie a un impianto industriale per pneumatici da 20.000 tonnellate e quattro impianti dimostrativi per plastiche miste, ciascuno tra 1.000 e 4.000 tonnellate. La solvolisi, che utilizza solventi per recuperare monomeri da plastiche come PET e PUR, è ferma a 0,5 kt/a, mentre la gassificazione è ancora in fase sperimentale con meno di 100 tonnellate.

Gli input provengono soprattutto dalla raccolta degli imballaggi leggeri (il cosiddetto “sacco giallo”), che fornisce il 31% del materiale, e dai pneumatici usati, che rappresentano addirittura il 66%. Il resto proviene da flussi industriali e altri rifiuti.

Cosa si ottiene dal riciclo chimico

Dai processi di pirolisi si ricavano principalmente olio di pirolisi (10,5 kt/a), nerofumo recuperato (6,2 kt/a) e acciaio dai pneumatici (4 kt/a). La solvolisi produce monomeri e oligomeri per circa 0,47 kt/a, mentre la gassificazione genera syngas, ma in quantità trascurabili.

Il potenziale al 2035

La Germania potrebbe recuperare fino a 460.000 tonnellate all’anno di rifiuti plastici tramite riciclo chimico, sfruttando le frazioni che oggi finiscono in inceneritore. Se tutti i progetti annunciati verranno realizzati, la capacità potrebbe crescere fino a 800.000 tonnellate all’anno entro il 2035, pari al 13% dei rifiuti plastici nazionali. Tuttavia, lo scenario più realistico prevede 300.000 tonnellate, mentre quello conservativo si ferma a 105.000 tonnellate. In termini di output, si passerebbe dagli attuali 21.000 tonnellate a 210.000 tonnellate nello scenario realistico e 570.000 tonnellate in quello progressivo.

Il nodo normativo

Il principale ostacolo non è tecnologico, ma regolatorio. Senza una chiara definizione delle regole sul bilancio di massa, che permetta di conteggiare il riciclato chimico nelle quote di riciclo, gli investimenti rischiano di restare bloccati. La Germania, avverte Plastics Europe, deve spingere affinché l’Unione Europea chiuda rapidamente questa partita.

Oggi il riciclo chimico è solo lo 0,4% del recupero materiale, ma entro il 2035 potrebbe crescere di oltre venti volte. Per riuscirci, servono investimenti, innovazione e soprattutto un quadro normativo chiaro. La finestra di opportunità è aperta: agire ora significa garantire competitività, sostenibilità e indipendenza dalle fonti fossili.