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Purché non sia plastica

Questa volta l’hanno combinata grossa. E nella mia Milano. Talmente grossa da aver monopolizzato la timeline dei social network per alcuni giorni.

In breve, i fatti sono questi. Il Comune di Milano, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, lo scorso 22 marzo, ha presentato “L’acqua del sindaco”, acqua pubblica in brick di poliaccoppiato, confezionata in un apposito impianto. In pratica, l’acqua è la stessa che sgorga da tutti i rubinetti e dalle fontanelle della città, a cambiare è solo il packaging. L’iniziativa è promossa dall’assessorato all’Ambiente e al Verde.

La nota dell’amministrazione precisa che, almeno per il momento, il brick con l’acqua del sindaco sarà destinato alla Protezione civile per essere distribuito in caso di guasto alla rete di distribuzione idrica. Potrà anche essere, a richiesta, distribuito nel corso di eventi particolari sul territorio milanese come le ‘week’, i concerti, le manifestazioni culturali e sportive nonché essere utilizzato per i bisogni interni degli uffici municipali.

Secondo il comune – prosegue la nota – “utilizzare acqua nei brick di cartone piuttosto che nelle bottigliette di plastica (sic!) è un gesto importante e oggi più che mai necessario: si utilizza l’acqua dell’acquedotto, e perciò a ‘chilometro zero’, e al contempo si riduce il consumo di plastica monouso e quindi la produzione di rifiuti plastici legati agli imballaggi e della CO2 prodotta dal trasporto”.

Cosa può aver spinto l’amministrazione comunale di Milano a prendere questa iniziativa? Ansia da prestazione ecologica? Necessità non rinviabile di dare l’indispensabile pennellata di verde anche all’acqua del rubinetto?

Difficile dare una spiegazione razionale a una trovata del genere. Perché non c’è. Avessero promosso il consumo di acqua direttamente dal rubinetto, qualche ragione ci sarebbe anche stata: l’imballaggio, in quel caso, non esiste proprio. Più verdi di così… ma sostituire la plastica (brutta, sporca e cattiva) con un altro imballaggio è semplicemente un assurdo, non può nemmeno essere definito greenwashing tanto è ingenuo.

Non mi addentro in questioni tecniche, del resto fra voi lettori ci sono persone in grado di esporle molto meglio di me, ma non posso che concludere con un invito ad essere competenti e seri: i cittadini meritano di essere trattati come persone adulte e di ricevere informazioni complete e corrette, soprattutto da parte della pubblica amministrazione. Certe iniziative vanno nella direzione opposta e fanno più male che bene. Anche all’ambiente.

a cura di Paolo Spinelli