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Plastic Tax, è un coro di no

L’ipotesi di introdurre una Plastic Tax, tassazione degli imballaggi in plastica, trova la netta contrarietà non solo dei produttori e dei trasformatori di materiali polimerici, ma anche dei sindacati e delle organizzazioni dei consumatori. La tassa ammonterebbe a un euro al chilogrammo e verrebbe introdotta a partire da giugno 2020.

Confindustria: forte contrarietà

In una nota Confindustria esprime la forte contrarietà. “La misura non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti, e rappresenta unicamente un’imposizione diretta a recuperare risorse ponendo ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese. Le imprese già oggi pagano il contributo ambientale Conai per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica per 450 milioni di euro all’anno, 350 dei quali vengono versati ai Comuni per garantire la raccolta differenziata”.

L’introduzione di una tassa sulla plastica equivarrebbe, prosegue la nota “a una sorta di doppia imposizione e, come tale, sarebbe ingiustificata sia sotto il profilo ambientale che economico e sociale”.

Unionplast: si affossa un’eccellenza italiana

Secondo il presidente di Unionplast Luca Iazzolino, “La plastic tax rischia di affossare ulteriormente la competitività di un settore di eccellenza che sta già intraprendendo una transizione verso soluzioni più sostenibili. Già oggi, infatti il 15% della plastica utilizzata proviene da economia circolare, con un trend in continua crescita, anche sulla spinta delle dinamiche di mercato. Basti pensare che la domanda di polimeri riciclati è salita nel 2018 del 3,1%, a fronte di una discesa dei consumi di materie plastiche vergini. Dobbiamo evitare il ripetersi di provvedimenti inappropriati che fanno male al Paese, come ad esempio la messa al bando tout-court delle plastiche monouso, che ha messo a rischio la sopravvivenza di 30 aziende e di 3mila posti di lavoro, per la maggior parte nelle aree del Centro e del Sud Italia che già scontano elevati tassi di disoccupazione e di desertificazione produttiva”.

PlasticsEurope: le plastiche sono una risorsa

PlasticsEurope Italia, l’Associazione di Federchimica che raggruppa i produttori di materie plastiche, è contraria all’ipotesi di una tassa sulla plastica.

“Siamo contrari a questa misura – dice Massimo Covezzi – Presidente di PlasticsEurope Italia – essenzialmente per due ragioni. La prima è che la plastica è un materiale d’eccellenza ad altissima efficienza energetica e l’industria sta ulteriormente investendo per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di economia circolare. La nostra industria riconosce che l’utilizzo degli imballaggi in plastica, essenziali per ridurre gli sprechi di cibo, va responsabilmente gestito anche nella sua fase terminale. Per questo è disponibile a supportare programmi educativi e a continuare lo sviluppo tecnologico di soluzioni ancora più sostenibili.

La seconda ragione è che si penalizzerebbe un’intera filiera produttiva (produzione, trasformazione, macchinari e riciclo) che conta in Italia oltre 10.000 aziende con 150.000 addetti e un fatturato di oltre 40 miliardi di euro. La filiera delle materie plastiche in Italia è in assoluto la seconda a livello Europeo, dopo quella tedesca, e presenta imprese di assoluta eccellenza mondiale, alcune di queste proprio per quegli imballaggi che la plastic tax colpirebbe”.

CGIL: a rischio 50 mila posti di lavoro

A favore dell’industria della trasformazione delle materie plastiche è intervenuto anche Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem CGIL, secondo cui “La ‘tassa sulla plastica’ non ha alcun razionale logico. Le aziende produttrici di imballaggi già pagano ai consorzi per il recupero e riciclo dai 150 ai 500 euro a tonnellata in funzione proprio delle differenti difficoltà di raccolta e riciclo dei prodotti. Produrre una tonnellata di plastica per imballaggi costa circa 1000 euro e la ventilata ipotesi di una tassa aggiuntiva del 20% metterebbe a rischio il futuro di 50.000 lavoratori e di 2000 imprese. Non si tratta di difendere gli interessi di un settore ma di evitare un disastro dal punto di vista sociale e produttivo. Il Governo deve dotarsi di una seria politica industriale, basta seguire istinti ed emotività”

“Vogliamo un pianeta migliore dal punto di vista ambientale – ha continuato Falcinelli – e la nostra categoria è in prima linea nel rivendicare dalle imprese investimenti per rendere le produzioni più sostenibili, ma siamo in un momento di forte transizione che va governata usando la testa e non la pancia. Non si può pensare di fare cassa sulla pelle dei lavoratori. È ora che questo Paese, la seconda manifattura in Europa, investa nel suo tessuto industriale e nella ricerca stimolandone lo sviluppo e l’ammodernamento. Contrarre forzatamente questo settore significa metterlo in difficoltà desertificando importanti aree produttive e generando disoccupazione”.

Federconsumatori: spesa più cara di 138 euro all’anno

“Pur condividendo l’impegno del Governo verso una svolta all’insegna della sostenibilità della nostra economia – afferma Federconsumatori nel suo comunicato – ci dispiace constatare, però, come abbia scelto di seguire la strada dettata dalle emergenze, senza fare scelte coraggiose e investire sul futuro, secondo la logica del: meglio una tassa oggi che un incentivo per il domani. Rientra in quest’ottica la plastic tax, imposta che graverà sui cittadini, che dovranno fare i conti con prodotti rincarati dai maggiori costi sugli imballaggi. L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha calcolato che, se tale tassa come è facilmente ipotizzabile verrà scaricata in larga parte sui prezzi finali dei prodotti con imballaggi in plastica, ogni famiglia dovrà far fronte ad una maggiorazione della spesa di 138,77 euro annui”.