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Oltre la plastica

Uno spunto per leggere la trasformazione in atto nei polimeri: una metamorfosi tecnologica e progettuale che ridefinisce il ruolo della plastica nella transizione ecologica.

La mostra Oltreplastica, aperta fino al 15 gennaio all’ADI Design Museum di Milano, offre uno spunto prezioso per comprendere il momento storico che vive il nostro settore. L’esposizione ha mostrato con chiarezza ciò che spesso il dibattito pubblico ignora: la plastica non è un materiale statico, ma un sistema tecnologico in continua e rapida evoluzione. Tutta la filiera ha già intrapreso un percorso che la sta portando ben oltre i confini che l’hanno definita per decenni.

I contenuti della mostra hanno messo in evidenza due fenomeni oggi centrali. Da un lato, l’avanzamento dei processi di circolarità: riciclo meccanico e chimico, bilancio di massa, utilizzo di materie prime alternative, polimeri rigenerati e bio-based. Dall’altro, l’emergere di nuovi territori materiali – bioplastiche, compostabili, biofabbricazione, recupero degli scarti organici – che dimostrano quanto la chimica dei polimeri stia dialogando con discipline e risorse un tempo lontane.

Con queste premesse, immaginare un mondo “senza plastica” è un esercizio che non regge alla prova dei fatti. Ci sono ambiti – dalla sanità alla mobilità, dalla protezione alimentare alle infrastrutture – in cui la plastica offre prestazioni e sicurezza impossibili da replicare con altri materiali. La questione non è eliminarla, ma trasformarla. E questa trasformazione dipende sempre più dal progetto: dalla capacità di integrare materia, design e ingegneria in oggetti pensati fin dall’inizio per essere riciclabili, durevoli, leggeri, efficienti nei consumi e nella gestione del fine vita.

La plastica del futuro non coincide più con quella del passato. È una plastica che nasce da processi più puliti, che incorpora materia circolare, che riduce gli sprechi, che punta alla qualità più che alla quantità. Una plastica concepita non come potenziale rifiuto, ma come risorsa da riportare a un nuovo ciclo.

Il 2026 si apre con la necessità di raccontare questa metamorfosi con maggiore lucidità. Non per difendere il materiale, ma per restituire la verità dei fatti: la filiera sta già cambiando, profondamente e rapidamente. Le tecnologie esistono, le competenze ci sono, il potenziale industriale è elevato. Serve una narrazione capace di evidenziare questa trasformazione e di rivendicare il ruolo essenziale che i materiali polimerici continuano – e continueranno – a svolgere nella transizione ecologica.

Andare “oltre” la plastica non significa abbandonarla, ma comprenderla nella sua evoluzione. È su questo terreno, culturale e tecnologico, che il settore è chiamato a esercitare la propria leadership nei prossimi anni.

 

a cura di Paolo Spinelli