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Inverno al freddo? Colpa della plastica

Per diminuire la dipendenza dal gas e dal petrolio della Russia, l’Unione Europea deve tagliare la produzione di materie plastiche. Così, semplicemente. E il problema dell’inverno al freddo sarà risolto.

Lo afferma un rapporto delle organizzazioni ambientaliste Break Free From Plastic e del Center for International Environmental Law (Ciel) che identifica il settore della plastica e dei prodotti petrolchimici come il principale fattore trainante dell’aumento della domanda globale di petrolio e gas.

L’ennesimo documento che indentifica nelle plastiche l’origine di tutti i problemi e la loro messa al bando come l’unica soluzione ai mali del mondo.

Il rapporto prosegue: poiché l’industria della plastica prevede di raddoppiare la produzione di gas e petrolio nei prossimi 20 anni, il rapporto rileva che questa crescita è incompatibile con il raggiungimento degli obiettivi dell’UE, compresi quelli stabiliti nel Green Deal, obiettivi climatici vincolanti per mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5°C e gli sforzi per combattere l’inquinamento da plastica.

Delphine Lévi Alvarès, coordinatrice europea del movimento Break Free From Plastic, afferma: “La plastica e i prodotti petrolchimici sono i maggiori utilizzatori industriali di petrolio, gas ed elettricità nell’UE, con quasi il 40% di tale energia destinata alla sola produzione di imballaggi in plastica. Non includere questo settore nel piano “Save Gas for a Safer Winter” è una grave svista. Mentre le famiglie e le piccole imprese devono affrontare bollette energetiche alle stelle, l’industria petrolchimica sta sprecando risorse scarse per produrre plastica monouso non necessaria, alimentando la crisi energetica dell’UE. Con una riduzione del 50% degli imballaggi in plastica e un tasso di riciclo del 90%, potremmo risparmiare l’equivalente del consumo annuale di petrolio e gas della Repubblica Ceca. Si tratta di un’enorme opportunità per l’UE di affrontare immediatamente le crisi legate all’energia, al clima e all’inquinamento da plastica. È tempo che l’UE dimostri una vera leadership”.

Infine, la conclusione: “Per un inverno più sicuro, la plastica deve sparire”.

Lili Fuhr, vicedirettore del programma per il clima e l’energia del Ciel, dichiara: “L’invasione russa dell’Ucraina mette a nudo il pericolo della nostra dipendenza globale dai combustibili fossili. Aspettarsi l’azione dei singoli consumatori è una risposta inadeguata e sproporzionata alla portata e all’intensità della crisi in corso. I leader dell’UE devono fermare la loro caccia neocolonialista a nuove fonti di combustibili fossili e invece affrontare il problema frontalmente riducendo immediatamente la produzione di plastica, a partire da imballaggi di plastica monouso non necessari per risparmiare gas”.

Il rapporto ha inoltre diffuso i seguenti dati. Prego, chi ne abbia voglia, di verificarne l’esattezza:

  • La produzione di plastica è stata responsabile di quasi il 9% e l’8% del consumo finale di gas fossile e petrolio dell’UE nel 2020. Si tratta all’incirca quanto il consumo finale di gas nei Paesi Bassi e quasi quanto il consumo finale di petrolio dell’Italia nel 2020.
  • La produzione di plastica è la più energivora e ad alta intensità di materie prime dei processi dell’industria petrolchimica. Gli imballaggi in plastica da soli rappresentano il 40% del mercato finale dei prodotti di plastica nell’UE, circa quanto il consumo di petrolio finale dell’Ungheria e il consumo combinato di petrolio di Svezia e Danimarca nel 2020.
  • Quasi il 15% del gas finale e il 14% del consumo finale di petrolio nel 2020 nell’UE 27 sono stati utilizzati per la produzione di prodotti petrolchimici.
  • Nell’UE nel 2020, il 38% del gas e il 22% del petrolio provenivano dalla Russia, il che rende l’industria petrolchimica ad alta intensità energetica dipendente in modo significativo dai combustibili fossili russi.
  • Insieme, Belgio, Germania, Spagna, Francia, Italia, Paesi Bassi e Polonia sono responsabili del 75% del consumo di petrolio, dell’81% del consumo finale di gas e del 77% di tutti i rifiuti di imballaggio in plastica nell’UE.

 

a cura di Paolo Spinelli