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Industria della plastica in Italia: strategia per competitività e circolarità

L’industria della plastica italiana si conferma un settore chiave per l’economia nazionale, con 58,4 miliardi di euro di fatturato e 164 mila occupati. Ma per restare competitiva e sostenibile in Europa, è chiamata a una profonda trasformazione. Ecco la strategia delineata dal nuovo studio TEHA.

Nel 2023, l’industria della plastica in Italia ha generato 58,4 miliardi di euro di fatturato, pari al 4,9% dell’intero comparto manifatturiero italiano, e 15,3 miliardi di valore aggiunto. L’occupazione diretta ha raggiunto 164 mila addetti, superando settori storici come l’automotive.

L’Italia è il secondo produttore di plastica nell’UE-27, dietro solo alla Germania, ma in forte recupero: tra il 2014 e il 2023, il divario di fatturato si è ridotto del 4%. Inoltre, nel periodo 2019–2023 l’Italia è risultata prima per crescita assoluta del fatturato plastico (+11,6 miliardi).

Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto “L’industria della plastica in Italia” della The European House Ambrosetti (Teha), realizzato in collaborazione con alcune organizzazioni industriali e di filiera.

Filiera plastica italiana: segmenti produttivi, export e principali mercati esteri

La filiera si suddivide in quattro segmenti:

  • produzione di materie prime plastiche,
  • trasformazione (dominante con il 74,7% del fatturato),
  • macchinari per la lavorazione,
  • recupero e riciclo.

Il settore mostra una forte vocazione internazionale, con 25 miliardi di euro di esportazioni nel 2024, di cui oltre il 66% dirette ai Paesi UE. I principali mercati sono Germania, Francia, Spagna, Polonia e Stati Uniti. Tuttavia, crescono le vulnerabilità legate alla dipendenza da importazioni di materie prime (soprattutto dagli USA) e macchinari (dalla Cina).

Normative UE sulla plastica: impatti e opportunità per le imprese italiane

Negli ultimi anni, l’industria della plastica italiana ha dovuto affrontare un’intensa pressione normativa derivante dalle politiche europee:

  • REACH: registrazione e restrizione delle sostanze chimiche,
  • SUP: direttiva sulla plastica monouso,
  • ESPR: regolamento sull’ecodesign,
  • PPWR: nuovo regolamento imballaggi,
  • Plastic Own Resource: contributo finanziario sugli imballaggi non riciclati.

Queste misure, pur orientate alla sostenibilità, hanno generato costi significativi e aumentato l’incertezza normativa. Per questo motivo, la Commissione UE ha avviato un riequilibrio tra competitività industriale e transizione green, introducendo strumenti come il Clean Industrial Deal, il Competitiveness Compass e il recente Chemicals Industry Package.

Riciclo chimico e meccanico: il futuro della plastica circolare in Italia

Lo studio TEHA 2025 sottolinea il ruolo chiave del riciclo chimico come tecnologia complementare al riciclo meccanico. In Italia, nel 2022, sono stati generati 3,94 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, ma solo 1,19 milioni sono state trasformate in materia prima seconda.

Obiettivi al 2040:

  • Recuperare fino a 4,5 milioni di tonnellate di plastica riciclata,
  • Soddisfare fino al 45% della domanda interna con plastica secondaria,
  • Attivare 2,6 miliardi di euro di investimenti per impianti di riciclo chimico.

Bioplastiche in Italia: sviluppo, criticità e prospettive di crescita

Le bioplastiche compostabili rappresentano un altro asset strategico. Dopo una crescita costante fino al 2022 (€1,17 miliardi di fatturato), il comparto ha subito un calo del 40% nel 2024, a causa della concorrenza extra-UE. Resta comunque promettente, con 2.913 addetti e potenziale espansione in agricoltura, food packaging e compostaggio industriale.

Una roadmap per la transizione circolare della plastica

Il rapporto TEHA propone 15 azioni strategiche, suddivise in tre categorie:

✅ Quick-win

  • Riconoscimento del mass balance approach per il riciclo chimico,
  • Semplificazione iter autorizzativi per impianti circolari,
  • Definizioni normative per plastiche bio-based e bio-attributed,
  • Database nazionale open-data sulle materie plastiche seconde.

💰 Misure con incentivi

  • Obblighi di contenuto riciclato e bio-based in settori chiave (imballaggi, edilizia, automotive),
  • Crediti d’imposta per l’uso di materie plastiche riciclate certificate,
  • Programmi di procurement circolare nella Pubblica Amministrazione.

🏛 Azioni strutturali

  • Creazione di una Strategia Nazionale della Plastica per distretti,
  • Riforma dell’EPR (responsabilità estesa del produttore),
  • Istituzione di un Fondo nazionale per la transizione circolare.

Scenari economici: impatto di produttività, riciclo e investimenti sulla filiera plastica

Lo studio propone un’analisi “what-if” che misura gli effetti economici di un miglioramento della produttività delle imprese della plastica italiane:

Scenario Valore Aggiunto Occupazione
Miglioramento (best-case) +€ 3 miliardi (+20%) +30.000 diretti / +83.500 totali
Inazione –€ 4,7 miliardi (–31%) –55.000 addetti

Una roadmap per competitività e sostenibilità nella plastica italiana

La filiera italiana della plastica è forte, ma sotto pressione. Ha le risorse e le competenze per guidare la transizione verso un’economia circolare, ma servono:

  • chiarezza normativa,
  • incentivi mirati,
  • infrastrutture per il riciclo chimico e organico,
  • una strategia nazionale condivisa.

Solo così il settore potrà continuare a generare valore, occupazione e innovazione, mantenendo la propria leadership industriale in Europa.