Attualità

L’industria chimica europea chiede misure antidumping contro la Cina

Un coro crescente di voci dell’industria chimica chiede nuove misure da parte dell’Unione europea per arrestare l’ondata di prodotti chimici a basso costo importati dalla Cina che in futuro potrebbero minacciarne l’esistenza.

Nel corrente periodo 2020-2024 in Cina è stato avviato un numero senza precedenti di nuovi progetti e, con l’economia del paese che non cresce come sperato, i produttori hanno incrementato le loro esportazioni verso mercati come l’Europa.

Secondo una ricerca condotta da Icis, l’avvio di nuove capacità culminerà con l’incredibile cifra di 232,5 milioni di tonnellate annue che entreranno in funzione tra il 2023 e il 2024.

Il crescente eccesso dell’offerta in Cina ha comportato una diminuzione dei prezzi all’interno del paese, abbassando i costi delle materie prime per i produttori e dando loro un vantaggio competitivo rispetto all’Europa. Con l’attenuarsi delle difficoltà logistiche, il flusso delle esportazioni asiatiche verso l’Europa sta già trascinando verso il basso i prezzi europei.

L’indice settimanale Icis Petrochemical evidenzia come i prezzi dei prodotti chimici asiatici abbiano drasticamente deviato verso il basso rispetto a quelli delle altre regioni mentre le catene di approvvigionamento si andavano congestionando a partire da fine 2020, isolando l’Asia dai mercati globali. Oggi, il crollo della domanda ha ridotto la pressione sulle catene logistiche globali, consentendo alle merci di circolare più liberamente con prezzi dei container molto più bassi, a livelli pre-pandemia.

I prezzi asiatici più bassi stanno avendo un effetto deflattivo sui prezzi e sui margini dei prodotti chimici europei. I dati di Icis Margin Analytics evidenziano come gli impianti di cracking europei abbiano goduto di margini variabili, volati fino a oltre 1.000 USD/tonnellata quando la crisi logistica era arrivata al suo apice nel 2021.

Successivamente la guerra in Ucraina ha spinto verso l’alto i costi dell’energia, facendo precipitare i margini in territorio negativo nel 2022. Da allora sono ritornati in positivo ma a un livello basso. Gli ultimi dati, al 23 giugno, indicano che i margini degli impianti di cracking europei sono crollati a soli 85 dollari/tonnellata, meno della metà rispetto ai 179 dollari/tonnellata dell’Asia.

Molti impianti in Europa operano a capacità tecnicamente minime del 65-70% a causa dei bassi margini e della scarsa domanda. Si ritiene anche che uno o due siano stati chiusi.

Appelli all’azione contro il dumping cinese

La pressione si fa sentire in molti mercati europei, con i produttori che esortano l’UE ad adottare misure per prevenire quella che considerano una concorrenza sleale.

Aumentano le preoccupazioni sul fatto che alcune importazioni a prezzi aggressivi dall’Asia stiano danneggiando i mercati europei delle resine epossidiche e del bisfenolo A (BPA), mentre gli operatori chiedono che vengano intraprese azioni a favore del settore.

La concorrenza è diventata particolarmente forte per via delle resine epossidiche provenienti dalla Cina, i cui prezzi navigano ben al di sotto dei livelli europei.

Un distributore europeo di resine epossidiche, BPA ed epicloridrina (ECH) ha dichiarato a proposito dei prezzi praticati dai cinesi: “È difficile capire i loro calcoli: registrano un calo dei profitti nel segmento delle epossidiche e nel contempo vendono a prezzi più alti sul mercato interno rispetto all’export”.

Altri segmenti sotto pressione

In Europa, anche gli operatori di altri segmenti si lamentano per l’impatto delle importazioni a basso costo dall’Asia.

Secondo un produttore europeo di propilene, ad esempio: “Il mercato è depresso, cosa che comporta per noi un doppio svantaggio per via della pressione delle importazioni e la scarsa competitività delle esportazioni. Normalmente siamo noi a esportare in Asia, ora invece sono loro a esportare da noi”.

Un produttore di derivati del propilene sottolinea a sua volta: “Il nostro mercato è sottoposto a un’enorme pressione da parte delle importazioni dall’Asia, che sono più economiche grazie ai bassi costi dei trasporti. Anche i prezzi minori delle materie hanno il loro impatto”.

Un produttore di olefine aggiunge: “La domanda è debole e ciò che ne rimane è danneggiato dalle importazioni”.

Un distributore con sede in Europa commenta: “Penso che ci dovrebbero essere misure antidumping su tutto, altrimenti l’Europa diventerà rapidamente un museo. È semplicemente troppo e qualcosa deve essere fatto. L’anidride ftalica (PA), i plastificanti, le resine e l’acido tereftalico purificato (PTA), il PET e i prodotti finiti, tutto sta arrivando a prezzi più convenienti”.

Un portavoce delle istituzioni europee ha dichiarato al proposito: “La Commissione non ha in corso indagini antidumping o antisovvenzioni sulle resine epossidiche o sul BPA. Qualsiasi notizia riguardante azioni non ancora avviate è riservata, quindi non commentiamo se vi siano state o meno lamentele o richieste da parte dell’industria”.

Indagine antidumping in corso sul PET

Lo scorso marzo 2023 la Commissione europea ha avviato un’indagine sulle importazioni di polietilene tereftalato (PET) di provenienza cinese, con controlli in corso da parte dei funzionari europei.

Eventuali misure saranno proposte il prossimo ottobre, e potrebbero entrare in vigore nell’aprile 2024.

Anche gli operatori attivi sul mercato del PET di riciclo (R-PET) invocano un’azione contro la Cina. Per converso, con l’indagine antidumping in corso sul PET cinese, si teme che altri paesi possano aumentare le loro esportazioni verso l’Europa.

Secondo un buyer europeo: “Ora i produttori dicono: ok, siamo a posto per la Cina ma ora vediamo i volumi in arrivo dal Vietnam e anche Billion si è dotata di una nuova linea di produzione”.

Secondo i dati Icis, la capacità di Fujian Billion Petrochemicals è aumentata da 250.000 tonnellate annue nel 2022, a 390.000 tonnellate nel 2023 e dovrebbe raggiungere le 550.000 tonnellate entro il 2024.

“L’evoluzione in termini di costi di trasformazione e la capacità di esportare resina in questa regione geografica sono fondamentali per ogni produttore. Se questa situazione continua, vi saranno cambiamenti . Ci sono stati incrementi di capacità in Asia, e alcuni impianti sono molto ben posizionati indipendentemente dalle misure antidumping contro la Cina”, ha detto un produttore.

Inoltre, a inizio giugno la Commissione Europea ha avviato un’indagine su presunte importazioni dalla Cina di biodiesel con etichette fraudolente, a seguito di una denuncia da parte della Germania, che è uno dei maggiori produttori e consumatori di biodiesel in Europa.

Come funzionano le procedure antidumping?

Una società che ha sede al di fuori dell’Unione Europea opera in regime di “dumping” se esporta un prodotto sui mercati UE a un prezzo inferiore al normale, ovverosia inferiore al prezzo a cui viene normalmente venduto sul mercato interno della società extra-UE, o il prezzo basato sui costi di produzione e sui profitti, secondo la Commissione europea.

La Commissione avvia un’indagine nel momento in cui dispone di prove sufficienti (di solito fornite da produttori esposti a questo tipo di concorrenza sleale) che le importazioni nell’UE sono effettuate a prezzi di dumping e arrecano un danno all’industria europea.

La Commissione apre l’indagine con la pubblicazione di un avviso sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.

In sede di indagine viene verificato:

  • se sono state messe in atto pratiche di dumping da parte dei produttori del paese o dei paesi interessati,
  • se l’industria europea interessata subisce un «danno notevole»,
  • se esiste un nesso causale tra dumping e danno,
  • se l’istituzione di misure non sia contraria all’interesse europeo.

La Commissione può avviare le misure antidumping solo se sussistono tutte e quattro le condizioni.

Il termine concesso per l’indagine della Commissione è di 14 mesi e i risultati vengono pubblicati nella Gazzetta Ufficiale.

a cura di Will Beacham, vicecaporedattore, Icis Chemical Business