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Impianto mobile per il riciclo dei materiali plastici rinforzati

Presentato allo YouRban Festival l’impianto mobile per il riciclo dei materiali plastici rinforzati, sviluppato dal Politecnico di Milano con Fibereuse Tech e Origoni Steiner. La tecnologia consente di trasformare gli scarti in nuovi prodotti, unendo ricerca, design e industria in un modello innovativo di sostenibilità urbana.

Dal 26 settembre al 5 ottobre 2025 Milano ha ospitato, negli spazi della Fabbrica del Vapore, la prima edizione dello YouRban Festival, evento multidisciplinare dedicato alla rigenerazione dei materiali plastici rinforzati e all’economia circolare applicata ai compositi.

Promosso dal Consorzio Europeo YouRban, coordinato dal Dipartimento di Ingegneria Meccanica del Politecnico di Milano, il festival ha rappresentato il debutto ufficiale della YouRban mobile plant, il primo impianto mobile europeo per il trattamento e la trasformazione di scarti in materiali compositi, finanziato dal programma Horizon Europe (Horizon-CL4-2023-Human-01-53).

Durante dieci giorni di workshop, dimostrazioni, incontri e performance artistiche, il pubblico ha potuto scoprire da vicino le potenzialità delle tecnologie di demanufacturing e reprocessing sviluppate da Fibereuse Tech in collaborazione con Origoni Steiner Architetti, in un’esperienza che ha unito la ricerca scientifica, la sperimentazione industriale e la partecipazione culturale.

Un laboratorio urbano su ruote

La YouRban mobile plant è una fabbrica itinerante installata su container, capace di trattare fino a una tonnellata di materiale composito al giorno.

Il processo comincia con la scomposizione meccanica dei manufatti in composito post-uso – ad esempio scarti di vetroresina provenienti da componenti industriali o prodotti dismessi – fino a ottenere granuli misti di fibra e resina, di diverse granulometrie.

Un sistema di vagliatura separa tre frazioni principali: sotto il millimetro, tra due e quattro millimetri, e oltre i quattro millimetri. Queste vengono poi destinate alle successive fasi di reprocessing, dove i granuli vengono reintegrati con resine vergini o biobased, additivi e, se necessario, nuove fibre, per generare nuovi materiali o manufatti.

Il sistema integra due stadi di frantumazione, un compoundatore, un’area per la stampa 3D di stampi, macchine CNC per la fresatura e unità per la formatura e finitura.

Come ha spiegato Marcello Colledani, professore del Politecnico di Milano e coordinatore del progetto: “Abbiamo voluto chiudere completamente il ciclo, dal materiale post-uso al nuovo prodotto. Il laboratorio mobile dimostra che il riciclo dei compositi è tecnicamente possibile, industrialmente scalabile e socialmente comunicabile”.

Tecnologia e design per nuovi prodotti circolari

Uno degli aspetti più innovativi di YouRban è l’approccio cocreazionale: la rigenerazione del materiale non è fine a sé stessa, ma diventa parte di un processo di progettazione condivisa che coinvolge designer, ricercatori e imprese manifatturiere.

Attraverso due open call europee, il progetto ha selezionato 16 designer e una trentina di aziende provenienti da vari settori – mobilità elettrica, arredo, sport, droni, elettronica – che hanno collaborato allo sviluppo di prodotti sostenibili realizzati con materiali compositi rigenerati.

Tra le applicazioni presentate durante il festival:

  • frame di monopattini elettrici leggeri e resistenti,
  • componenti per droni con elevato rapporto rigidità/peso,
  • oggetti di design e complementi d’arredo a base di granulati di vetroresina,
  • elementi costruttivi e strutturali per ambienti urbani.

“Il nostro obiettivo – spiega Colledani – è stimolare la domanda di mercato per questi nuovi materiali secondari. Per questo lavoriamo con designer e piccole imprese, che hanno la flessibilità e la creatività per sperimentare nuovi usi e nuove estetiche”.

Il progetto prevede che le sperimentazioni avviate a Milano proseguano nei prossimi mesi fino alla presentazione dei prototipi finali al Museo del Design di Barcellona nella primavera 2026.

Scalabilità e valore industriale

L’impianto mobile non è solo uno strumento dimostrativo: rappresenta una piattaforma tecnologica scalabile verso l’industrializzazione.

“Le tecnologie di controllo di processo che abbiamo sviluppato – spiega Colledani – sono brevettate e replicabili in impianti di dimensioni maggiori. L’obiettivo è creare una rete di impianti locali o aziendali capaci di gestire scarti industriali in modo decentralizzato”.

La scalabilità è anche economica: i processi di reprocessing utilizzano tecnologie già diffuse nell’industria delle materie plastiche, come estrusione e stampaggio, senza richiedere nuovi investimenti.

“Il vero know-how – precisa Colledani – sta nella formulazione: la ricetta con cui miscelare il materiale rigenerato e quello vergine. Gli impianti esistenti possono essere usati con semplici modifiche di parametri, senza cambiare macchinari”.

Un esempio concreto arriva da NTS, azienda italiana specializzata in BMC per l’automotive, che ha già testato l’integrazione di granulati da fibra di vetro rigenerata nei propri prodotti, ottenendo risultati meccanicamente compatibili con i materiali vergini.

“È una strada che permette di ridurre l’impronta di carbonio dei componenti, contribuendo agli obiettivi ambientali del settore automotive e alle nuove normative sull’uso di materiale secondario”, sottolinea Colledani.

Una risposta all’urgenza dei rifiuti in composito

La questione della gestione dei compositi è oggi centrale per diversi settori industriali, in particolare per l’eolico e la nautica.

Le stime parlano di oltre 70.000 tonnellate annue di rifiuti da pale eoliche solo in Europa, quantità destinate a crescere rapidamente nei prossimi anni con il fine vita delle installazioni di prima generazione.

Molti operatori, tuttavia, rinviano il decommissioning proprio perché mancano soluzioni di riciclo economicamente e logisticamente sostenibili.

L’approccio mobile di YouRban offre una prospettiva nuova: avvicinare l’impianto al luogo dove si produce il rifiuto, riducendo i costi di trasporto e l’impatto ambientale della logistica.

Come evidenziato durante i workshop tecnici del festival, la possibilità di effettuare pretrattamenti on-site – ad esempio per la frantumazione o compattazione delle pale eoliche dismesse – apre a modelli di gestione flessibili, adatti anche a cantieri temporanei o zone costiere.

Cultura, arte e consapevolezza ambientale

Coerentemente con la visione del New European Bauhaus, il progetto YouRban integra scienza, arte e società in un unico ecosistema.

Il festival ha affiancato ai momenti tecnici spettacoli, concerti e performance site-specific curati da Zona K, centro milanese di arti performative contemporanee, con l’obiettivo di rendere tangibile la cultura della circolarità.

Tra i protagonisti: Gaudats Junk Band, con strumenti costruiti da materiali di scarto, Trickster-P, El Conde de Torrefiel e Riciclato Circo Musicale, che hanno trasformato la Fabbrica del Vapore in un laboratorio creativo diffuso.

Oltre 40 attività educative e workshop hanno coinvolto scuole, cittadini e imprese, offrendo un approccio esperienziale ai temi del riuso e del riciclo.

Tour guidati, laboratori di co-creazione con materiali compositi e momenti di divulgazione hanno reso accessibile un tema complesso come la rigenerazione dei polimeri rinforzati, mostrando concretamente come la tecnologia possa tradursi in valore culturale e sociale.

Dal prototipo alla produzione: un nuovo paradigma circolare

Con YouRban, il Politecnico di Milano e i partner del consorzio – Fibereuse Tech, Aivox, Syxis, Origoni Steiner, Labaula e Design Austria – hanno posto le basi per un nuovo paradigma nella gestione dei materiali compositi: flessibile, locale, scalabile e creativo.

Un modello che coniuga tecnologia, design e comunità per affrontare una delle sfide più urgenti dell’industria europea: dare una seconda vita ai materiali avanzati senza comprometterne le prestazioni.

Il progetto continuerà nei prossimi mesi con attività di sperimentazione e trasferimento tecnologico alle imprese.

Come ha concluso Colledani: “Riciclare non significa solo chiudere un ciclo, ma aprire nuove possibilità di produzione e innovazione. Il nostro obiettivo è dimostrare che i compositi rigenerati non sono un compromesso, ma una risorsa per l’industria del futuro”.