Attualità

Riciclo meccanico delle plastiche in Italia: numeri in crescita, ma il settore è sotto pressione

Cresce la produzione, ma calano i margini: il 2024 si conferma un anno di sfide per l’industria italiana del riciclo meccanico delle materie plastiche. È quanto emerge dal report annuale Assorimap-Plastic Consult, che traccia un quadro dettagliato e puntuale sull’andamento del comparto. Nonostante l’incremento dei volumi trattati, il settore deve fare i conti con una crescente instabilità economica e competitiva, sia sul fronte interno che internazionale.

Volumi in aumento, mercato stagnante

Nel 2024, i riciclatori meccanici italiani hanno superato quota 833.000 tonnellate di plastica post-consumo trasformata in nuovi materiali, in aumento del +3,2% rispetto al 2023. Tuttavia, questa crescita non si è tradotta in un incremento dei ricavi. Al contrario, il fatturato settoriale è sceso a 692 milioni di euro, in calo dello 0,8% su base annua e del 28,3% rispetto al 2022.

Il vero nodo critico è il crollo dei prezzi di vendita, compressi dalla concorrenza dei polimeri vergini – tornati economicamente più convenienti – e dai materiali riciclati d’importazione, spesso non certificati e a basso costo.

Importazioni “selvagge” e certificazione carente

Un altro punto dolente riguarda l’importazione crescente di scaglie e granuli di plastica riciclata da paesi extra-UE (Far East, Nord Africa, USA), non sempre dotati di adeguate certificazioni o tracciabilità. Questo fenomeno, definito nel report come “proliferazione selvaggia”, mina la competitività dei riciclatori italiani ed europei, creando una concorrenza sleale che mette a rischio la sostenibilità economica delle imprese più virtuose.

Pressione energetica e normativa sul riciclo meccanico

Nonostante un temporaneo calo dei costi energetici all’inizio dell’anno, l’energia elettrica è tornata a salire oltre i 135€/MWh a dicembre, aggravando la pressione sui margini. A questo si aggiunge una incertezza normativa che continua a pesare: a parte i CAM (Criteri Ambientali Minimi), nel 2024 non esistono obblighi concreti sull’utilizzo minimo di contenuto riciclato per la maggior parte delle applicazioni, salvo che per il PET destinato al beverage (direttiva SUP).

Un settore fragile, nonostante la resilienza

A livello europeo, molte aziende del settore hanno chiuso o sono fallite. In Italia, la maggiore flessibilità e specializzazione degli operatori ha limitato i danni, ma il rischio rimane elevato. Nel 2024 si segnala la chiusura definitiva di un impianto di riciclo del film polietilenico e una temporanea sospensione di attività per un altro.

Dominano gli imballaggi (ma con squilibri)

Il 43% dei materiali riciclati ha trovato applicazione nel settore degli imballaggi rigidi, trainato soprattutto dal boom dell’R-PET. Tuttavia, comparti come l’agricoltura, l’edilizia e le applicazioni flessibili restano marginali o in calo, riflettendo una limitata diversificazione delle destinazioni d’uso.

Servono politiche industriali mirate

Il report lancia un segnale chiaro: senza interventi strutturali – sia sul fronte normativo che di supporto all’industria – la crescita del riciclo meccanico rischia di bloccarsi. Serve una maggiore tutela del prodotto riciclato (tracciabilità, qualità, incentivi fiscali), un rafforzamento delle filiere nazionali e una vera applicazione dei principi dell’economia circolare.