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Riciclo della plastica in Italia 2025: dati, criticità e transizione circolare

Il riciclo della plastica in Italia, nel 2025, rappresenta una delle sfide industriali più rilevanti per la transizione verso un’economia realmente circolare. Il rapporto “L’Italia che Ricicla 2025” di Assoambiente evidenzia come la filiera delle materie plastiche sia oggi in una condizione di forte stress competitivo, nonostante un passato da leader europeo.

Tra volatilità dei prezzi, concorrenza dei polimeri vergini e una regolazione frammentata, il settore rischia di perdere terreno proprio nel momento in cui il mercato dovrebbe accelerare verso gli obiettivi di riciclo e contenuto riciclato.

La filiera delle plastiche in Italia: volumi e dinamiche di settore

Secondo il rapporto, il comparto delle plastiche movimenta:

  • 5,8 milioni di tonnellate di polimeri lavorati;
  • 2,3 milioni di tonnellate di imballaggi immessi al consumo;
  • 1,5 milioni di tonnellate di plastica riciclata complessiva;
  • 931.000 tonnellate di imballaggi effettivamente riciclati.

Sul fronte del riciclo meccanico, nel 2024 sono state recuperate 833.000 tonnellate, che crescono fino a 1,35–1,5 milioni di tonnellate includendo macinatori e trasformatori integrati, con un +3,2% sul 2023.

Dati significativi che mostrano un’industria attiva, ma sempre più esposta a fattori esterni e a una competizione globale aggressiva.

Prezzi instabili e concorrenza dei polimeri vergini: una minaccia per il riciclo

Uno dei principali ostacoli allo sviluppo del riciclo della plastica in Italia è la volatilità dei prezzi delle MPS (materie prime seconde) plastiche.

La Camera di Commercio di Milano monitora 18 flussi di Materie Prime Seconde (PET, LDPE, HDPE, PP, PS), tutti caratterizzati da:

  • forte oscillazione dei prezzi, che impedisce una pianificazione industriale stabile;
  • maggior convenienza dei polimeri vergini, oggi spesso più economici del riciclato;
  • assenza di un codice doganale dedicato al pellet riciclato, che favorisce importazioni low cost;
  • competizione sleale di materiali extra-UE, prodotti con standard ambientali e sociali molto inferiori.

Il risultato è un mercato nazionale del riciclato indebolito, dove le MPS plastiche faticano a trovare sbocchi.

Normative insufficienti e mancanza di incentivi: il freno italiano

Il sistema normativo, secondo il rapporto, non è ancora in grado di sostenere la crescita del settore.

Plastic Tax: un problema irrisolto

  • La plastic tax europea (0,80 €/kg sui rifiuti plastici non riciclati) è già operativa.
  • L’Italia copre la spesa con risorse pubbliche, senza introdurre misure correttive.
  • La plastic tax nazionale sui MACSI è stata ulteriormente rinviata al 1° gennaio 2027.

Strumenti economici richiesti dalla filiera

Il settore chiede interventi mirati:

  • certificati di riciclo, per stabilizzare il mercato dei riciclati;
  • crediti d’imposta per i produttori di MPS, più efficaci rispetto agli incentivi agli utilizzatori;
  • inclusione del riciclato nei Certificati Bianchi, data la riduzione dei consumi energetici rispetto ai polimeri vergini;
  • EoW europeo per la plastica, per un mercato unico veramente integrato.

La carenza di strumenti stabili continua a limitare la competitività dei riciclatori italiani.

Import/export e nodi strutturali della filiera

L’Italia:

  • importa il 100% dei polimeri vergini, non avendone produzione interna;
  • esporta polimeri riciclati, integrati in un mercato globale;
  • esporta il Plasmix, frazione non riciclabile, per mancanza di impianti nazionali di recupero energetico.

Dal maggio 2026, inoltre, scatterà il divieto di esportare rifiuti plastici verso Paesi non OCSE, creando un’ulteriore pressione sui gestori.

Riciclo chimico: potenziale futuro, ma non privo di incognite

Il rapporto indica una linea chiara:

  • il riciclo chimico deve essere complementare e non alternativo al riciclo meccanico;
  • può avere un ruolo strategico sul Plasmix;
  • presenta però ad oggi incognite su costi, sostenibilità economica e disponibilità di feedstock.

Serve una strategia nazionale che definisca ruolo, limiti e aree applicative delle tecnologie molecolari.

Contenuto minimo riciclato e CAM: la leva per rilanciare il mercato

La Direttiva SUP ha introdotto l’obbligo di contenuto minimo nelle bottiglie in PET, aprendo la strada a future estensioni.
Il sistema CAM già favorisce l’impiego di prodotti con plastica riciclata, ma l’applicazione resta disomogenea.

Il settore propone:

  • estendere gli obblighi di contenuto riciclato a un maggior numero di prodotti;
  • accelerare sull’ecodesign;
  • introdurre strumenti che valorizzino il contributo del riciclo alla decarbonizzazione.

Una filiera strategica che ha bisogno di una visione industriale

Il riciclo della plastica in Italia nel 2025 è un settore ricco di competenze, imprese specializzate e capacità industriale, ma oggi soffre una crisi competitiva senza precedenti.
Senza interventi rapidi – incentivi mirati, end of waste europeo, contenuto minimo riciclato, strumenti di stabilizzazione dei prezzi – il rischio è un indebolimento strutturale della filiera, proprio nel momento in cui il mercato richiede più plastica riciclata.