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Plastica riciclata negli imballaggi: negli Usa è corsa contro il tempo

Negli Stati Uniti, il tema del contenuto di plastica riciclata negli imballaggi è diventato un indicatore chiave della sostenibilità del packaging. Con scadenze fissate principalmente al 2025, le principali aziende del largo consumo (CPG, Consumer Packaged Goods) e diversi Stati americani si sono impegnati a integrare crescenti quantità di plastica post-consumo (PCR) nei propri imballaggi. Tuttavia, un’analisi condotta da Ameripen e Circular Matters evidenzia come la strada verso il raggiungimento di questi target sia ancora in salita.

Obiettivi ambiziosi… ma difficili da raggiungere

L’analisi include i dati di 46 aziende CPG con vendite negli Stati Uniti e mostra che l’obiettivo medio fissato per il contenuto riciclato negli imballaggi in plastica è del 26%. Tuttavia, nel 2023 (ultimo anno con dati completi), la media effettiva si fermava a 10,7%, sebbene in aumento rispetto al 5,3% registrato nel 2019.

Le aziende stanno quindi progredendo, ma il ritmo non è sufficiente a colmare il divario entro la scadenza del 2025. Tra i materiali plastici, la gran parte della PCR usata riguarda PET, HDPE e LDPE, grazie alla maggiore disponibilità sul mercato e, nel caso del PET, alla possibilità di ottenere gradi idonei al contatto alimentare.

Gli ostacoli alla crescita del contenuto di plastica riciclata

Il report identifica quattro ostacoli chiave che impediscono alle aziende di raggiungere i propri obiettivi:

  1. Disponibilità limitata di PCR: il materiale raccolto e riciclato non è sufficiente per soddisfare la domanda, soprattutto per alcune resine come il PP e il PS.
  2. Qualità del materiale: i requisiti tecnici degli imballaggi (melt flow, viscosità, colore, odore) rendono difficile sostituire la plastica vergine con PCR di qualità inferiore.
  3. Contatto alimentare: la disponibilità di PCR approvato dalla FDA per il contatto con alimenti è limitata e spesso soggetta a restrizioni specifiche (es. solo per uso refrigerato o asciutto).
  4. Costi elevati: la plastica riciclata è ancora più costosa di quella vergine, soprattutto in assenza di incentivi economici o normative che ne impongano l’uso.

Capacità produttiva in crescita, ma ancora insufficiente

Il documento evidenzia un significativo incremento della capacità di riciclo negli ultimi anni. Dal 2021 al 2023, la capacità complessiva dei reclaimers statunitensi di produrre PCR per imballaggi è più che raddoppiata, in particolare per PET e film LDPE.

Tuttavia, la capacità installata non basta a coprire la domanda futura, soprattutto per il PET, che è fondamentale per le bottiglie e gli imballaggi alimentari. Inoltre, gran parte del materiale raccolto negli USA viene ancora esportato o impiegato in settori non legati al packaging, come l’edilizia (es. decking in legno composito).

Il ruolo (incerto) del riciclo avanzato

Un altro fronte discusso è quello del riciclo chimico (o avanzato), che consente di ottenere resina con qualità pari a quella vergine. Attualmente, la capacità installata negli USA è stimata in circa 500 milioni di libbre annue (pari a circa 225 mila tonnellate), ma l’uso effettivo da parte delle aziende è ancora marginale e spesso non separato nei dati disponibili.

A complicare ulteriormente il quadro è l’incertezza normativa: alcuni Stati, come il New Jersey, non riconoscono la plastica ottenuta da pirolisi o gassificazione come PCR valida per rispettare i target di legge, mentre altri, come l’Oregon, pongono condizioni ambientali e sanitarie molto stringenti.

EPR e obblighi di contenuto di plastica riciclata

Accanto alle iniziative aziendali, diversi Stati stanno introducendo leggi che impongono contenuti minimi di plastica riciclata nel packaging. Tra i più attivi:

  • California e Washington: con requisiti dettagliati per contenitori per bevande e imballaggi rigidi.
  • Colorado: ha imposto target obbligatori per tutti i materiali d’imballaggio.
  • Maine e Minnesota: hanno approvato leggi EPR (Extended Producer Responsibility) che includono incentivi per l’uso di PCR, anche se i dettagli applicativi sono ancora in fase di definizione.

Tuttavia, la mancanza di armonizzazione tra gli Stati può generare complessità per le aziende che operano a livello nazionale.

Cosa serve per accelerare l’uso di plastica riciclata?

Il report individua diverse azioni fondamentali per avvicinarsi agli obiettivi fissati:

  • Aumentare la raccolta differenziata, soprattutto delle plastiche flessibili e dei contenitori multimateriale.
  • Investire in tecnologie di riciclo meccanico per migliorare la qualità del PCR disponibile.
  • Chiarire il quadro normativo sull’uso del riciclo avanzato per il rispetto delle leggi.
  • Favorire la collaborazione tra aziende, riciclatori, governi locali e legislatori statali.

La volontà c’è, ma serve un’azione sistemica

Negli Stati Uniti, l’attenzione al contenuto riciclato nel packaging in plastica è alta e gli investimenti crescono, sia da parte del settore privato sia del pubblico. Tuttavia, senza una strategia sistemica, che combini infrastrutture di raccolta, chiarezza normativa e incentivi economici, molti degli obiettivi fissati al 2025 resteranno irraggiungibili.

Il 2025 si avvicina, e con esso la necessità di passare da promesse e proiezioni a risultati tangibili.