
La Commissione europea ha presentato al Consiglio una proposta di revisione delle proprie “risorse proprie” che prevede, tra le altre misure, un aumento del contributo sugli imballaggi in plastica non riciclati (Plastic Tax), passando dagli attuali 0,80 €/kg a 1 €/kg. L’incremento del 25% genererebbe nuove entrate per il bilancio dell’Unione, ma secondo l’industria della plastica rischia di indebolire la competitività delle imprese e di frenare gli investimenti nella transizione circolare.
Introdotta nel 2021 per compensare il deficit di bilancio post-Brexit, la cosiddetta “Plastics Own Resource” ha prodotto nel 2023 circa 7,2 miliardi di euro di gettito a carico degli Stati membri. Al momento solo la Spagna ha traslato l’onere sulle aziende, con una tassa nazionale di 0,45 €/kg sugli imballaggi non riutilizzabili.
Secondo la filiera europea della plastica, l’aumento proposto non garantirebbe benefici ambientali tangibili: “Un rialzo del prelievo in questa fase rischia di scoraggiare gli investimenti in infrastrutture per il riciclo e di spingere i Paesi a cercare fonti alternative di finanziamento che non contribuiscono alla riduzione dei rifiuti”, si legge nel comunicato delle organizzazioni industriali EuPC, Petcore e Plastics Europe.
L’industria chiede quindi di mantenere il livello attuale di 0,80 €/kg e soprattutto di vincolare i proventi a un Fondo dedicato alla circolarità delle plastiche, destinato a sostenere la raccolta, la selezione e l’integrazione dei riciclati nei prodotti.
La richiesta si inserisce in un contesto già segnato da sfide strutturali: alti costi energetici, ambientali e del lavoro mettono le imprese europee in svantaggio competitivo rispetto ai produttori extra-UE, con un crescente rischio di deindustrializzazione e chiusure di impianti di produzione, riciclo e trasformazione.
Inoltre, normative come il Packaging and Packaging Waste Regulation (PPWR), che prevede dal 2030 contenuti minimi di riciclato tra il 10% e il 35% per tutti gli imballaggi in plastica e l’obbligo di riciclabilità, rendono ancora più urgente un sostegno finanziario stabile e mirato. Lo stesso vale per altri provvedimenti in corso, dall’End-of-Life Vehicles Regulation alla Waste Framework Directive fino all’Eco-design for Sustainable Products Regulation, che rafforzano l’obbligo di transizione verso un modello circolare.
Per l’industria, dunque, la Plastic Tax non deve diventare un semplice strumento di entrata per il bilancio comunitario, ma un motore di investimento nella sostenibilità. Per questo le associazioni chiedono alla Commissione di accompagnare la misura con una valutazione d’impatto che consideri gli effetti sulla competitività e sulla reale capacità del settore di accelerare la circolarità.
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