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Plastic Tax: le critiche di Unindustria Reggio Emilia

La mancata cancellazione della Plastic Tax, come sostenuto da Gianluca Melli, presidente del Gruppo Gomma Materie Plastiche di Unindustria Reggio Emilia, sta suscitando preoccupazioni nel distretto gomma-plastica della regione, che è il primo in Emilia-Romagna per la concentrazione di imprese.

Questo comparto industriale, che comprende oltre 60 aziende e impiega 4.600 dipendenti, con un fatturato complessivo superiore al miliardo e mezzo di euro, teme gli effetti negativi dell’entrata in vigore della tassa.

Il Governo, dopo oltre quattro anni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio che ha istituito la tassa, ha fissato la data d’inizio al 1° luglio tramite il Decreto Milleproroghe. Tuttavia, le preoccupazioni si estendono anche a Bruxelles, dove si discute la transizione verso soluzioni green nel settore degli imballaggi.

Melli spiega che la Plastic Tax avrà un impatto negativo su diverse filiere industriali, tra cui quelle agricole, alimentari e cosmetiche, fondamentali per gli imballaggi in plastica. Critica inoltre l’approccio unicamente punitivo della tassa anziché promuovere un utilizzo consapevole delle materie plastiche.

Melli sottolinea che l’utilizzo della plastica negli imballaggi ha contribuito a rispettare rigorosi requisiti igienici e ad aumentare la durata dei prodotti alimentari, riducendo gli sprechi. Sottolinea inoltre che, rispetto ad altre categorie di materiali, la plastica ha prestazioni migliori in termini di impatto ambientale, se gestita correttamente.

Il presidente del Gruppo Gomma Materie Plastiche sottolinea l’importanza della sensibilizzazione e dell’educazione al corretto utilizzo e riciclo della plastica. Invita inoltre a riconsiderare i provvedimenti alla luce di recenti studi scientifici che bilanciano il riciclo e il riuso degli imballaggi e a distinguere le imprese che investono in innovazione e sostenibilità.

Infine, Melli conclude che le imprese del distretto gomma-plastica devono essere accompagnate nella transizione ecologica anziché essere lasciate sole di fronte a regole che potrebbero metterle in crisi di competitività rispetto ad altri Paesi.