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Oltreplastica: all’ADI Design Museum una nuova narrazione della materia che cambia

Ridefinire il significato della plastica, restituirle complessità culturale e tecnica, e raccontarne la metamorfosi alla luce delle sfide contemporanee. Sono questi gli obiettivi di Oltreplastica, la mostra curata da Frida Doveil e realizzata dall’ADI Design Museum di Milano con il supporto di Eni, Main Partner, aperta dal 5 dicembre 2025 al 15 gennaio 2026.

L’esposizione affronta un tema cruciale per l’industria, per il design e per la società: la plastica non come materiale “da demonizzare”, ma come sistema tecnologico vivo, in profonda trasformazione. Un materiale che – come ricordato nel corso dell’opening da progettisti, curatori e rappresentanti dell’industria – non può essere escluso dalle traiettorie di sviluppo del futuro, né dal punto di vista ambientale né da quello sociale.

Plastica oltre gli stereotipi: il design come pratica evolutiva

Nel suo intervento introduttivo, Luciano Galimberti, presidente ADI, ha sottolineato come la mostra nasca non per fornire risposte definitive, bensì per porre nuove domande. Una posizione quasi “scientifica”, ma allo stesso tempo profondamente progettuale: il design è una disciplina che immagina scenari futuri, valuta alternative, offre visioni.

Galimberti ha evidenziato come sia riduttivo liquidare la plastica attraverso una lente ideologica. Basterebbe immaginare un ospedale senza plastica – ha detto – per comprendere la rilevanza sociale e tecnica di questo materiale, spesso dato per scontato, ma essenziale alla qualità della vita contemporanea.

La mostra si colloca in questa prospettiva: un museo che non si limita a rappresentare la storia del design, ma lo utilizza come strumento per leggere criticamente la contemporaneità, grazie anche al dialogo con l’impresa.

Industria e cultura del progetto: una relazione che torna centrale

A ribadire l’importanza del dialogo tra impresa e cultura del progetto è stato Antonio Funiciello, Head of Identity Management di Eni. Funiciello ha ricordato come nella storia italiana il rapporto tra industria, design e crescita culturale sia stato decisivo: lo sviluppo industriale del dopoguerra ha accompagnato – e non ostacolato – una stagione di progresso democratico, civile e intellettuale.

Oggi, ha proseguito, questa relazione va rimessa al centro. Per affrontare la complessità delle sfide ambientali e del cambiamento tecnologico servono connessioni, contaminazioni, cooperazione tra i mondi della produzione e quelli del progetto. Una collaborazione che Eni ha scelto di sostenere anche attraverso Oltreplastica.

Una nuova tassonomia della plastica: la visione di Oltreplastica

La curatrice Frida Doveil ha illustrato la struttura scientifica della mostra, costruita per accompagnare il visitatore nella comprensione dell’evoluzione della plastica contemporanea.

L’esposizione si articola in tre grandi aree:

1. La zona rossa: i polimeri iconici del design

Cinque materiali premiati con il Compasso d’Oro, scelti per rappresentare l’innesco della relazione storica tra plastica e innovazione progettuale.

2. L’area arancione: la mutazione verso la circolarità

La plastica che cambia dall’interno:

  • polimeri riciclati o rigenerati tramite processi chimico-meccanici,
  • materiali derivati da materia prima circolare o da feedstock rinnovabili (approccio mass balance).

Una trasformazione “invisibile”, che non modifica l’estetica dei materiali ma ne rivoluziona i cicli di vita.

3. L’area blu: bioplastiche, biofabbricazione e materiali compostabili

Lo spazio più sperimentale, dedicato a:

  • biopolimeri da risorse biologiche (bio-based),
  • materiali ottenuti da scarti organici (plastics from food waste, verde urbano…),
  • plastiche biofabbricate tramite funghi, batteri e organismi viventi.

Questa sezione mostra la frontiera dell’innovazione, dove la plastica diventa sistema biologico, metabolico, “rigenerato” dalla natura.

Accanto ai materiali, la mostra introduce anche un Glossario dell’Oltreplastica, un repertorio essenziale di certificazioni, nomenclature, sigle e terminologie – spesso complesse – che accompagnano il mondo dei nuovi polimeri.

Versalis: chimica e innovazione per una plastica più sostenibile

L’intervento conclusivo è stato affidato ad Adriano Alfani, CEO di Versalis, la società chimica di Eni e principale produttore italiano di polimeri. Alfani ha ribadito che la plastica non solo può, ma deve diventare parte centrale delle strategie di sostenibilità, grazie a nuove piattaforme tecnologiche:

  • riciclo meccanico e chimico,
  • polimeri riciclati e riciclabili,
  • feedstock bio e rinnovabili,
  • materiali biodegradabili e compostabili.

Ma – ha sottolineato – la trasformazione dei materiali non basta. Serve la collaborazione di tutta la filiera. Il valore nasce quando la materia si incontra con il progetto dell’oggetto: design, ingegneria, estetica, performance devono integrarsi per dare forma a soluzioni realmente circolari.

Un esempio concreto è rappresentato dalle torce olimpiche e paralimpiche di Milano-Cortina 2026, esposte in mostra: un progetto Made in Italy nato dalla collaborazione tra Versalis, Eni, lo studio Carlo Ratti e lo studio Cavegna. Un caso emblematico di come innovazione dei materiali e design possano generare simboli sostenibili ad alto valore culturale.

Oltreplastica, un mese per guardare avanti

“Oltreplastica” dura un solo mese, ma – come ha osservato Doveil – già tra due mesi o due anni la mostra sarebbe diversa. L’evoluzione dei materiali è rapidissima, irreversibile, in costante accelerazione. Per questo l’esposizione non vuole essere un punto di arrivo, ma un dispositivo critico attraverso cui osservare una materia che cambia insieme al mondo.

È un invito rivolto a progettisti, imprese e cittadini: superare i luoghi comuni, comprendere la complessità, immaginare un futuro dove la plastica – trasformata, rigenerata, ripensata – possa continuare a contribuire all’innovazione senza rinunciare alla responsabilità ambientale.