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I materiali compositi rinascono con l’economia circolare

Alla Milano Design Week 2025, DeremCo, progetto coordinato dal Politecnico di Milano e finanziato dall’UE, ha mostrato come riciclare vetroresina e fibra di carbonio in nuovi prodotti industriali. Un approccio “design driven” alla sostenibilità, che mette in dialogo tecnologia, impresa e cittadinanza.

Durante la Milano Design Week 2025, il progetto europeo DeremCo (De-and Remanufacturing for Circular Economy Investments in the Composite Industry) si è presentato al grande pubblico con un’installazione immersiva e divulgativa, che racconta come i materiali compositi a fine vita possano diventare risorse preziose per l’industria del futuro.

Finanziato dall’Unione Europea all’interno del programma Interregional Innovation Investments (I3) e coordinato dal Dipartimento di Ingegneria Meccanica del Politecnico di Milano, DeremCo affronta una delle grandi sfide della transizione ecologica: rigenerare e reimmettere nel ciclo produttivo materiali complessi come la plastica rinforzata con fibra di vetro e fibra di carbonio, oggi ampiamente utilizzati in settori strategici quali l’eolico, l’automotive, l’aerospazio, il nautico e l’edilizia.

Un’economia circolare su misura per l’industria

L’obiettivo di DeremCo non è solo tecnico ma sistemico: sviluppare soluzioni circolari intersettoriali, orientate alla domanda, capaci cioè di rispondere ai bisogni concreti delle imprese e dei mercati.

“Non si tratta semplicemente di trovare un modo per smaltire i materiali compositi,” ha spiegato Marco Diani, ricercatore del Politecnico di Milano e coordinatore tecnico del progetto. “Il nostro approccio è completamente rovesciato: partiamo dai prodotti che le aziende vogliono realizzare e lavoriamo a ritroso per costruire filiere di riciclo su misura, efficienti e affidabili”.

Questo significa progettare sin dall’inizio processi di recupero e reimpiego efficaci, economicamente sostenibili e tecnologicamente evoluti, grazie anche alla collaborazione tra ricerca e industria. Il consorzio coinvolge partner da sette paesi europei – Austria, Belgio, Finlandia, Italia, Portogallo, Slovenia e Spagna – e integra centri di ricerca, imprese e hub di innovazione.

Un’installazione per raccontare la tecnologia di riciclo dei materiali compositi

In occasione della Design Week, DeremCo ha realizzato un’installazione immersiva di 240 m² allestita presso Base Milano, curata dallo studio Origoni Steiner. Il percorso si sviluppa in tre sezioni principali:

  • Il problema: una montagna di rifiuti in materiale composito accoglie i visitatori e simboleggia il punto di partenza del progetto – la crescente quantità di componenti in vetroresina o fibra di carbonio giunti a fine vita.
  • Le tecnologie: il cuore della mostra, che illustra in modo divulgativo i due percorsi principali di riciclo dei compositi:
    • Riciclo meccanico, adatto alla fibra di vetro, che comporta frantumazione, selezione dimensionale e trasformazione in materiali semi-finiti.
    • Riciclo termico, indicato per la fibra di carbonio, basato su pirolisi e successivo trattamento delle fibre recuperate.
  • I prodotti: la parte finale dell’installazione mostra come i materiali rigenerati possono essere impiegati per realizzare nuovi prodotti industriali ad alto valore aggiunto – sci, pannelli, componenti per l’automotive e altro ancora.

“L’allestimento non è pensato solo per il pubblico tecnico,” sottolinea Diani. “Volevamo creare un’esperienza comprensibile e coinvolgente anche per chi non ha familiarità con la scienza dei materiali. Perché solo attraverso la consapevolezza si può generare davvero cambiamento”.

Un approccio “design driven” alla circolarità

Come spiega Diani, DeremCo rappresenta un salto di paradigma: “Tradizionalmente, si parte da uno scarto e si cerca di capire cosa se ne può fare. Noi facciamo il contrario: partiamo da un prodotto finito che vogliamo ottenere, ne studiamo le proprietà e risaliamo a quale tipo di materiale riciclato serve, ottimizzando i processi di recupero in base a questo obiettivo”.

Un elemento chiave è anche la versatilità dei materiali ottenuti, che possono essere adattati a diverse esigenze industriali. Lo scarto, in questa visione, diventa una materia prima ‘programmabile’.

“Un materiale rigenerato non è necessariamente una copia del materiale vergine,” continua Diani. “Può avere proprietà diverse, ma questo non è un limite. È un’opportunità per progettare prodotti nuovi, più sostenibili e spesso anche più leggeri, più economici, più performanti.”

Dall’eolico all’arredo, il potenziale del riciclo dei materiali compositi

Uno degli ambiti più critici oggi è la gestione delle pale eoliche a fine vita. DeremCo ha sviluppato soluzioni per affrontare anche questa sfida, dimostrando come la vetroresina derivata dalle pale possa essere frantumata, vagliata e trasformata in nuovi materiali e prodotti industriali.

“Una pala eolica non è pensata per essere smontata. È lunga, difficile da trasportare, composta da materiali incollati tra loro,” ha raccontato Diani. “Ma stiamo dimostrando che è possibile disassemblare, trattare e recuperare gran parte di questi materiali, rendendoli adatti a nuove applicazioni.”

Allo stesso modo, la fibra di carbonio rigenerata viene reimmessa in catene di valore ad alto contenuto tecnologico, ad esempio attraverso filati per tessuti tecnici o componenti stampati.

Un’eredità che guarda al futuro

DeremCo rappresenta la continuazione e l’evoluzione del progetto FiberUse, finanziato dal programma Horizon 2020. Oggi, grazie a I3, l’obiettivo è portare queste tecnologie verso il mercato, coinvolgendo attivamente le imprese attraverso 14 dimostratori industriali.

“Lavoriamo a stretto contatto con aziende di vari settori: produttori di materiali, trasformatori, utilizzatori finali. Questo ci permette di costruire filiere circolari complete, dal rifiuto al prodotto finito, con una logica industriale vera”, afferma Diani.

L’installazione della Design Week è anche uno strumento di dialogo tra scienza, industria e cittadini, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza su un tema ancora poco conosciuto.

“Il composito non è più un ‘mostro non riciclabile’”, ha concluso Diani. “È tempo di mostrare che anche questi materiali possono avere più di una vita – e che quella successiva può essere ancora più utile, bella e sostenibile della prima”.