Quando il riciclo diventa un collo di bottiglia per l’industria. Scenari di stress per i mercati europei del rigranulato.
Dal 2023 il settore del riciclo delle materie plastiche in Europa attraversa una crisi strutturale profonda. In soli tre anni è scomparsa dal mercato una capacità di rigranulazione pari a circa un milione di tonnellate, equivalente all’intera produzione annuale francese (Plastics Recyclers Europe). Rispetto alla capacità d’ingresso oggi installata – oltre 13 milioni di tonnellate distribuite tra più di 850 imprese – non si tratta di un fenomeno marginale, ma di un vero e proprio punto di rottura strutturale.
Finché le quote obbligatorie di riciclato per i nuovi imballaggi non verranno implementate più rapidamente e in modo uniforme nell’UE, è probabile che la serie di chiusure continui. Se i regolamenti già approvati non produrranno effetti concreti, anche l’anno prossimo potrebbero sparire circa 300.000 tonnellate di capacità.
Se l’espansione delle capacità d’ingresso dovesse rimanere ferma o se continuassero le chiusure degli impianti, l’Europa rischia un deficit strutturale di offerta entro il 2030. Allo stesso tempo, i requisiti regolatori relativi alle quote di riciclato aumenteranno drasticamente. Per la Germania si attende un deficit di circa un milione di tonnellate di rigranulato post-consumo (BKV / Conversio), mentre a livello europeo il disavanzo potrebbe raggiungere oltre tre milioni di tonnellate.
Il rischio è un vero e proprio break nello sviluppo della capacità – proprio quando le richieste normative diventano più stringenti.
Tre scenari per il riciclo in Europa
Per questo motivo Recycario e prognostica GmbH (Würzburg) hanno elaborato tre scenari nel nuovo Recycario Dashboard. Non si tratta di previsioni di prezzo strette, ma di indicatori di rischio modellistici, basati sulle correlazioni tra andamento economico OECD, prezzi delle balle di rifiuti di film plastici pressati e quotazioni rLDPE.
Lo scenario più critico è il terzo: lo scenario strutturale di stress, che combina il calo organico di capacità nell’UE con un caso specifico italiano. Assorimap, che rappresenta circa il 90% dei riciclatori privati italiani, ha annunciato la sospensione temporanea degli impianti, riguardante circa un milione di tonnellate di capacità annua (circa 500.000 nel semestre).
Nel modello questo shock aggiuntivo genera un deficit europeo di circa 830.000 tonnellate nel primo semestre 2026. L’industria non può compensare tali quantità nel breve termine; i flussi di ingresso si riducono, il sentiment di mercato si ribalta e la scarsità genera panico negli investimenti e negli approvvigionamenti.
Nel worst case, i prezzi delle balle di rifiuti aumentano entro sei mesi di circa 125 €/t, fino a sfiorare 525 €/t. La quotazione rLDPE sale entro aprile 2026 a circa 1.595 €/t, circa 240 €/t sopra i livelli di ottobre 2025.
A titolo comparativo: i prezzi medi annuali dei rigranulati LDPE erano 1.328 €/t nel 2023, 1.303 €/t nel 2024 e 1.345 €/t nel periodo gennaio–novembre 2025 (rilevazioni Recycario).
Gestione del rischio
Il quadro è chiaro: l’approvvigionamento europeo di rigranulati è molto più fragile di quanto suggeriscano i 13 milioni di tonnellate di capacità installata. Senza quote obbligatorie efficaci, sistemi di raccolta affidabili e strumenti di policy intelligenti, l’attuale ondata di chiusure rischia di trasformarsi in una sottoproduzione strutturale, con prezzi altamente volatili.
Per riciclatori, trasformatori e produttori di marca, una gestione proattiva del rischio e degli approvvigionamenti diventerà essenziale per evitare che gli scenari di stress si trasformino in realtà.
Scenario di stress: in presenza di una chiusura graduale degli impianti e di una sottoproduzione strutturale, la quotazione rLDPE (“Forecast-Custom”, linea arancione) potrebbe salire entro aprile 2026 fino a circa 1.595 €/t – circa 240 €/t sopra il livello di ottobre 2025 (Fonte: Recycario Dashboard, powered by prognostica GmbH).
a cura di Peter Jetzer, Recycario

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