Brusaferri (B.For.PET): “Il riciclo del PET è fermo, il mercato premia la plastica vergine”

La filiera italiana del riciclo di materie plastiche è in stallo, e a lanciare l’allarme è chi lavora ogni giorno negli impianti. Remo Brusaferri, direttore di stabilimento di B.ForPet (nella foto), azienda specializzata nel riciclo del PET con sedi a Trento e Benevento, descrive un quadro drammatico: “Il nostro prodotto non sta più uscendo dai magazzini: i clienti preferiscono la plastica vergine, molto più economica”.

Secondo Brusaferri, i prezzi bassi della plastica vergine e l’alto costo dell’energia rendono l’rPET non competitivo. Il risultato è lo stop della produzione, con effetti a catena sull’intera filiera: senza impianti operativi, i materiali raccolti non possono essere lavorati e i centri di selezione rischiano di saturarsi rapidamente, compromettendo il sistema dei rifiuti nazionale.

La crisi, spiega il manager, non è improvvisa. Negli ultimi due anni, gli utili delle aziende del settore sono crollati dell’87% e il fatturato ha perso il 30%. “I clienti italiani acquistano sempre più PET vergine dall’Europa e dall’Asia a costi impossibili da sostenere per chi opera con standard ambientali e costi energetici italiani. Senza un intervento del Governo, la produzione rimarrà ferma”, avverte Brusaferri.

La testimonianza mette in luce un problema strategico per il Paese: la paralisi del riciclo rischia di bloccare una componente chiave dell’economia circolare e della transizione ecologica. “Non possiamo affrontare questa emergenza da soli. Servono misure concrete per salvare la filiera”, conclude.