
Produzione stabile, ma fatturato in calo del 15%. La concorrenza sleale di sacchetti illegali e stoviglie "pseudo-riutilizzabili" continua a frenare la ripresa del comparto italiano delle bioplastiche compostabili.
Dopo un 2023 fortemente negativo, il 2024 ha fatto segnare per il settore italiano delle bioplastiche biodegradabili e compostabili un modesto segnale di ripresa nei volumi, ma non nei valori economici. È questo il quadro delineato dall’XI Rapporto Assobioplastiche e dallo studio annuale realizzato da Plastic Consult, presentati oggi a Roma.
Nel dettaglio, la produzione nazionale di manufatti compostabili si è attestata su 121.500 tonnellate, in leggero aumento dello 0,5% rispetto al 2023. Ma il fatturato complessivo della filiera – che include produttori di chimica di base, granuli, trasformatori e lavorazioni successive – è sceso a 704 milioni di euro, in calo del 15,4%. A pesare, secondo Assobioplastiche, è stata una nuova riduzione dei listini, lungo tutta la catena produttiva: dalle materie prime ai prodotti finiti.
“A frenare la ripartenza sono stati fattori distorsivi che denunciamo da tempo – ha dichiarato Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche – come la concorrenza sleale dei sacchetti illegali e delle stoviglie ‘pseudo-riutilizzabili’, oltre al dumping di shopper e manufatti importati a basso costo dall’Estremo Oriente.”
Segnali misti tra i settori applicativi
Nel 2024, i segmenti più in difficoltà sono stati quello del monouso – in calo di oltre il 10% – e quello dei sacchetti per l’umido, erosi sia dall’import illegale sia da alternative di dubbia conformità. In controtendenza, hanno registrato performance positive il film agricolo, il packaging alimentare e gli ultraleggeri.
In un contesto macroeconomico poco favorevole, con consumi delle famiglie stagnanti, inflazione alimentare ancora sopra la media e una produzione industriale italiana in calo da oltre un anno, il settore ha faticato a riguadagnare terreno. Il numero complessivo di aziende è sceso a 278 unità (-3,5%) e anche l’occupazione specializzata ha subito una contrazione, passando da 2.980 a 2.913 addetti (-2,2%).
Filiera delle bioplastiche sotto pressione
La filiera delle plastiche compostabili in Italia, che nel 2024 ha generato un valore di circa 705 milioni di euro lungo tutta la catena (dalla chimica di base alle seconde lavorazioni), ha subito negli ultimi due anni una vera e propria inversione di tendenza. Tra il 2022 e il 2024, i volumi sono calati del 5%, il fatturato è crollato del 40% e gli addetti sono diminuiti del 3%.
Il rallentamento, osserva Plastic Consult, non è solo italiano: secondo i dati di European Bioplastics, l’utilizzo della capacità produttiva globale delle bioplastiche è passato dal 68% al 58% in un anno, riflettendo una flessione degli investimenti e una domanda finale ancora incerta.
Le prospettive: stagnazione o rilancio?
Lo scenario per il 2025 resta prudente. La presenza stimata di sacchetti illegali ancora al 27%, la diffusione delle stoviglie “pseudo-riutilizzabili” e l’arrivo di importazioni a basso costo continuano a erodere margini e volumi del comparto. Le uniche aree con segnali positivi sono gli ultraleggeri e alcune applicazioni nel packaging alimentare, mentre il PPWR – il nuovo Regolamento UE sugli imballaggi – potrebbe rappresentare un volano di rilancio, ma solo nel medio periodo, a seconda delle modalità attuative nei singoli Stati membri.
“Il 2024 ha mostrato qualche timido segnale di tenuta, ma è ancora troppo poco per parlare di inversione di tendenza. Servono regole certe, controlli efficaci e un contesto normativo che premi davvero l’innovazione e la sostenibilità” – ha concluso Bianconi.
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