
Secondo European Bioplastics, l’uso industriale delle biomasse agricole non solo non minaccia la sicurezza alimentare, ma è una leva fondamentale per la neutralità climatica e l’economia circolare.
Nel percorso verso la neutralità climatica entro il 2050, come previsto dal Green Deal europeo, l’industria delle bioplastiche si propone come attore strategico per affrancare l’economia dai combustibili fossili e dare vita alla bioeconomia. In un recente position paper, l’associazione European Bioplastics (EUBP) evidenzia il potenziale trasformativo dell’utilizzo industriale delle biomasse agricole nella produzione di plastiche biobased, sottolineando che questa pratica può contribuire contemporaneamente alla sicurezza alimentare e alla sostenibilità ambientale.
L’importanza delle colture agricole nella bioeconomia
Le bioplastiche, spiega EUBP, sono materiali che possono essere biobased, biodegradabili o entrambe le cose. Oggi la loro produzione si basa principalmente su colture ricche di zuccheri e carboidrati come mais, grano e barbabietola da zucchero. Queste colture sono rinnovabili, disponibili su larga scala, e garantiscono rese elevate con un uso efficiente del suolo.
Contrariamente alla narrazione diffusa secondo cui l’uso industriale delle colture sottrarrebbe risorse alla produzione alimentare, EUBP chiarisce che la quota di biomassa globale destinata ai polimeri biobased è solo lo 0,023% – pari a una superficie agricola dello 0,013% a livello mondiale. Numeri che smentiscono l’idea di una concorrenza con l’uso alimentare e zootecnico.
Agricoltura rigenerativa e vantaggi economici per gli agricoltori
L’impiego delle biomasse agricole nella bioindustria, afferma il documento, può generare benefici anche per gli agricoltori, offrendo nuove fonti di reddito e stimolando pratiche rigenerative che migliorano la salute del suolo. L’integrazione con sistemi di crediti di carbonio rappresenta un ulteriore incentivo per le aziende agricole, favorendo una gestione sostenibile delle risorse.
In tempi di crisi – pandemie, guerre, eventi climatici estremi – l’ampliamento delle coltivazioni per usi sia alimentari sia industriali può rafforzare la resilienza del sistema alimentare globale, aumentando la disponibilità di riserve e riducendo la volatilità dei prezzi.
Serve un “level playing field” per la bioeconomia
Tuttavia, secondo European Bioplastics, oggi il settore soffre una discriminazione normativa rispetto ad altri usi della biomassa, in particolare per la produzione di bioenergia. A differenza di quest’ultima, infatti, l’industria delle bioplastiche non beneficia degli stessi incentivi, come quote obbligatorie, sussidi o agevolazioni fiscali.
L’associazione chiede quindi alla Commissione europea di garantire parità di trattamento tra tutti i settori della bioeconomia e di applicare il principio del “cascading use”, che prevede la priorità dell’uso materiale della biomassa rispetto a quello energetico, massimizzando il valore economico e ambientale delle risorse.
Verso una bioeconomia circolare e resiliente
Oltre alle colture primarie, l’industria delle bioplastiche sta investendo in nuove fonti di materia prima come residui agricoli, sottoprodotti della silvicoltura, alghe e rifiuti organici, ampliando le prospettive per materiali innovativi e sostenibili.
La transizione verso una bioeconomia circolare non può prescindere da un quadro normativo favorevole allo sviluppo delle bioplastiche. Un sostegno mirato alla domanda, alla ricerca e all’innovazione può liberare il potenziale di questi materiali, contribuendo a un’Europa più verde, resiliente e indipendente dalle fonti fossili.
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