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Bio-on: terza asta, terzo flop

Anche la terza asta del 27 ottobre scorso per la vendita di ciò che resta di Bio-on è andata deserta. La forte riduzione della base d’asta a 54,5 milioni di euro, dopo i 95 della prima convocazione di maggio e i 72 della seconda a luglio, non è stata sufficiente a suscitare l’interesse di possibili acquirenti. La palla ritorna ai curatori fallimenti della società di bioplastiche, per una nuova formulazione delle condizioni di vendita.

Non starò a riassumere la vicenda, di cui abbiamo parlato abbondantemente su questa testata. Piuttosto mi faccio (e vi faccio) alcune domande.

  • Mi chiedo, per esempio, come ha fatto a capitalizzare oltre un miliardo di euro in borsa una società che oggi nessuno vuole, neanche a una cifra più bassa di due ordini di grandezza.
  • Mi chiedo se la produzione di biopolimeri PHAs nello stabilimento Bio-on è stata una realtà o soltanto un sogno.
  • Mi chiedo se brevetti, contratti commerciali, attrezzature, bioreattori e tutto il resto valgono di più della carta su cui sono scritti e dell’acciaio di cui sono fatti.
  • Mi chiedo quali sono le parti interessate all’acquisto di cui si parla da maggio, dopo il primo tentativo di vendita.
  • Mi chiedo cosa potranno ottenere (e quando) le parti civili, quasi mille, che si sono costituite al processo di Bologna.
  • Mi chiedo se la produzione di vaccini nello stabilimento Bio-on, ventilata dalla politica nazionale e regionale, era uno scherzo o cos’altro.

Ho le mie risposte, ma il mio mestiere è fare domande. Per questo le lascio a voi.

a cura di Paolo Spinelli