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Progetto pilota per il riciclo delle plastiche da veicoli a fine vita (ELV)

Durante K 2025, il panel “Driving Circularity under the ELV Directive” ha offerto una panoramica concreta delle sfide e delle opportunità legate alla circolarità nel settore automobilistico. Promosso dalla Global Impact Coalition, il progetto pilota per la circularità delle plastiche da veicoli a fine vita (ELV, End-of-Life Vehicles) riunisce otto leader globali della chimica – BASF, Covestro, LyondellBasell, Mitsubishi Chemical Group, AlplaChem, SUEZ, Savic e Cianco – con l’obiettivo di sviluppare soluzioni industriali per incrementare il recupero e il riciclo dei polimeri provenienti dai veicoli dismessi.

Attualmente, meno del 20% delle plastiche dei veicoli viene riciclato in Europa, mentre nei nuovi modelli la quota di materiale riciclato non supera il 2,5%. L’iniziativa, presentata da Amanda Martin (Global Impact Coalition), nasce quindi per superare un paradosso tecnico e normativo: da un lato la crescente complessità dei componenti polimerici automobilistici, dall’altro l’urgenza imposta dalle nuove direttive europee sulla gestione dei rifiuti e sulla riduzione dell’impronta carbonica.

Una collaborazione precompetitiva per un obiettivo comune

Come sottolineato da Erik Licht (LyondellBasell), il progetto rappresenta un raro esempio di collaborazione precompetitiva tra aziende tradizionalmente concorrenti: «Viviamo un decennio cruciale per la transizione dalla base fossile alla circolarità. Per riuscirci servono partnership solide, fiducia e condivisione di conoscenze lungo l’intera catena del valore».

L’iniziativa prevede lo smantellamento di 100 veicoli a fine vita, con un approccio sperimentale mirato a separare e classificare le diverse frazioni polimeriche. Le plastiche selezionate vengono poi sottoposte a test di riciclo meccanico e chimico presso i centri R&D dei partner coinvolti.

Lezioni apprese: cosa si può (e non si può ancora) riciclare

Secondo Matthias Scheibitz, Head of Sustainability Strategy di BASF Performance Materials, i primi risultati del pilota permettono già di classificare circa l’80% dei componenti plastici in base alla loro riciclabilità. Parti come i paraurti si sono rivelate relativamente semplici da smontare e riciclare, mentre componenti multimateriale come i gruppi ottici risultano più complessi da processare.
«La difficoltà non sta solo nella separazione fisica – spiega Scheibitz – ma anche nella compatibilità dei materiali e nelle contaminazioni che ne derivano. È necessario ripensare i design per facilitare lo smontaggio e il recupero, e questo richiede un dialogo continuo tra produttori di materiali, trasformatori e costruttori di veicoli».

Il quadro normativo: la nuova direttiva ELV come motore del cambiamento

John Mortell (Plastics Europe) ha fornito un aggiornamento sullo stato della revisione della direttiva europea sui veicoli a fine vita, che introdurrà target vincolanti di contenuto riciclato nelle plastiche automobilistiche: il 20% entro il 2032 e il 25% entro il 2036, di cui una parte significativa dovrà provenire da loop chiusi, cioè da veicoli dismessi.
«Questi obiettivi – ha osservato Mortell – sono fondamentali per stimolare gli investimenti nelle infrastrutture di riciclo e per dare certezza alle imprese. La chiarezza normativa è la condizione necessaria per accelerare la transizione verso un sistema circolare credibile e sostenibile».

Digitalizzazione, automazione e hub centralizzati

Tra le leve per la scalabilità del modello, Scheibitz ha evidenziato tre direzioni prioritarie: digitalizzazione, automazione e centralizzazione.

  • Digitalizzazione, per tracciare i materiali e i componenti, sfruttando i dati già in possesso degli OEM;

  • Automazione, per ridurre i costi delle operazioni di smontaggio e selezione;

  • Centralizzazione, per creare hub regionali di riciclo capaci di generare economie di scala e integrare processi di riutilizzo e remanufacturing.

Un futuro costruito sulla fiducia e sulla qualità

Come ha concluso Licht, «nessuno può farcela da solo». Il progetto ha dimostrato che la sinergia tra produttori chimici, demolitori, riciclatori e costruttori è possibile e produttiva. Tuttavia, resta la necessità di assicurare standard qualitativi elevati per i materiali riciclati, in grado di soddisfare i requisiti tecnici e di sicurezza del settore automotive.

Il pilota della Global Impact Coalition non rappresenta la fine di un percorso, ma il suo inizio: un primo passo concreto verso una filiera automobilistica davvero circolare, in cui la plastica dei veicoli dismessi possa rinascere in nuove auto.