
Con il pacchetto di misure contenuto nella prossima Manovra e annunciato nel Documento programmatico di bilancio, il governo italiano ha deciso di prorogare fino al 31 dicembre 2026 la sterilizzazione (cioè il rinvio) dell’entrata in vigore della Plastic Tax.
Nel linguaggio fiscale italiano, “sterilizzazione” indica il rinvio o la sospensione temporanea dell’applicazione di una tassa che era prevista entro una data già stabilita dalla legge. In questo caso, la Plastic Tax non entrerà in vigore fino al termine del 2026, pur restando formalmente previste dal quadro normativo.
La Plastic Tax: finalità e storia dei rinvii
La Plastic Tax italiana — introdotta nella legge di bilancio 2020 (legge n. 160/2019) — avrebbe dovuto gravare sui prodotti in Plastica monouso o che contengono Plastica virgine non riciclata (i cosiddetti “MACSI”) con una tariffa pari a circa 0,45 €/kg di Plastica vergine, escluse le Plastiche provenienti dal riciclo o i materiali compostabili. Tuttavia, l’introduzione della Plastic Tax è stata rinviata più volte nel tempo a causa delle difficoltà di applicazione, dell’opposizione di settori produttivi e delle incertezze sul sistema di controlli e sanzioni.
Con la recente proroga, entrambi gli strumenti rimarranno sospesi per tutto il 2026, dando “respiro” alle imprese e agli operatori dei settori coinvolti.
Motivazioni del rinvio
Il governo giustifica la proroga con la necessità di alleviare oneri sugli operatori e di garantire maggiore tempo per predisporre meccanismi di applicazione e controllo.
Inoltre, l’esecutivo punta a proteggere il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese, evitando pressioni inflazionistiche o costi inderogabili che potrebbero essere traslati al consumatore.
Effetti per imprese e consumatori
- Per le imprese
Le aziende del settore alimentare, delle bevande e dell’imballaggio beneficeranno di una proroga che evita aumenti di costo improvvisi legati all’applicazione delle nuove imposte. Avranno più tempo per adeguarsi, studiare soluzioni di packaging alternativi o riciclati e riorganizzare la catena logistica.
Tuttavia, il rinvio non elimina l’obbligo futuro: le imprese devono continuare a monitorare l’evoluzione normativa e predisporre le procedure interne necessarie. - Per i consumatori
Almeno nel breve termine, il rinvio frena l’impatto che queste imposte avrebbero potuto avere sui prezzi di alcuni prodotti (packaging monouso, imballaggi non riciclati).
D’altra parte, rimane la questione dell’efficacia ambientale: l’obiettivo di ridurre il consumo di plastica vergine è posticipato, rallentando la spinta verso scelte più sostenibili. - Per le finanze pubbliche
Il rinvio posticipa anche le entrate previste legate a questa tassa. Occorrerà valutare come compensare in bilancio tali mancati introiti, specie considerando che la manovra 2026 contiene altri interventi (taglio IRPEF, sostegno alle famiglie, bonus edilizi etc.).
Qual è il calendario ora?
Alla luce della proroga, il possibile calendario aggiornato è:
Imposta | Data originaria prevista | Rinvii precedenti | Nuova scadenza (sterilizzazione) |
Plastic Tax | 1° gennaio 2023 (poi vari rinvii) | Spostamenti multipli | 31 dicembre 2026, con possibile attuazione entro il 2027 |
Va precisato che la “sterilizzazione” non significa che la data definitiva di applicazione sia fissata al 2027: molto dipenderà dalle decisioni legislative successive e dai tempi tecnici di attuazione.
Plastic Tax: le critiche e i dubbi
Critiche a questa scelta non mancano:
- Sospensione dell’azione ambientale: molti osservatori ritengono che rinviare imposte con chiara finalità ambientale indebolisca il segnale politico verso la transizione ecologica.
- Incertezza normativa: continui rinvii possono generare confusione tra imprese, produttori e consumatori, rallentando investimenti in soluzioni alternative.
- Rischio di “salto” oneroso: se l’imposta dovesse entrare in vigore con poco preavviso, l’impatto sui costi potrebbe essere più brusco.
La proroga fino al 31 dicembre 2026 della sterilizzazione della Plastic Tax rappresenta una scelta politica che privilegia la gradualità e le esigenze dell’economia reale rispetto all’imposizione immediata. È uno “stop temporaneo”, non una cancellazione: il bilanciamento tra sostenibilità ambientale e fattibilità economica rimane la sfida centrale. Le imprese e gli operatori dovranno vigilare sui testi legislativi e prepararsi a tempo debito a un’eventuale entrata in vigore di questa imposta.
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